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Breve ricordo di un galantuomo



Giuseppe Tesauro, giurista di fama internazionale, è stato uno dei maggiori rappresentanti della scuola giuridica napoletana e ha ricoperto cariche nazionali ed europee di grande rilevanza: giudice della Consulta prima e poi presidente della stessa, capo dell'Antitrust, avvocato generale per l'Italia alla Corte di giustizia delle Comunità europee, presidente della Banca Carige, nonché docente presso diversi atenei italiani.

Affezionato alla frazione di Scario, spesso passava la sue vacanze nel borgo marinaro cilentano.

Tutti lo ricordano per l'ironia, la sua umiltà e l'alto senso della giustizia. Pyros si unisce al cordoglio della famiglia e gli rende omaggio attraverso il ricordo del magistrato Nicola D'Angelo che ci delinea i tratti del grande giurista ma anche della luminosa persona che Tesauro è stato.

Un breve ricordo di un galantuomo.

Giuseppe Tesauro, Beppi per gli amici, non è stato solo un grande giurista e praticamente il fondatore in Italia di una delle maggiori correnti di studio attuali, il diritto dell’Unione Europea (arricchita oggi da tanti suoi eccellenti allievi, tra tutti, Roberto Mastroianni, attuale giudice della Corte di Giustizia Europea), ma anche un grande intellettuale legato alla tradizione e alla storia del Mezzogiorno. Con un certo vezzo, però, questa connotazione territoriale gli andava un po' stretta. Si considerava, infatti, cittadino del mondo, rivendicando il DNA baltico di sua madre nata in Lettonia. Ma della cultura e della sensibilità napoletana era intriso (attentissimo alle vicende della sua città era tuttora coinvolto in tante istituzioni tra cui il consiglio della Fondazione del Teatro San Carlo). Sono molti i ricordi in queste ore della sua lunga e prestigiosa carriere. Prima come Direttore dell’Istituto di Diritto internazionale della Sapienza di Roma, poi come avvocato generale della Corte di Giustizia delle Comunità Europee (in questo ruolo contribuì alla costruzione delle istituzioni europee e soprattutto alla definizione dei poteri della Commissione, allora schiacciata dal peso della politica degli Stati membri, avendo anche modo di occuparsi dei temi del mercato unico e delle regole sulla libera concorrenza). L’esperienza comunitaria lo portò quasi inevitabilmente a diventare Presidente dell’Autorità italiana sulla concorrenza, succedendo a Giuliano Amato, che come lui stesso amava ripetere aveva “predicato in terra di infedeli”. Sotto la guida ferma e indipendente di Tesauro l’attività dell’Autorità si impose in anni difficili caratterizzati dai primi tentativi di liberalizzazione di mercati pesantemente condizionati da monopoli pubblici e privati (celebre in quegli anni le polemiche a seguito della sua lettera al Governo contro la proroga ventennale concessa alla società Autostrade o i suoi interventi coraggiosi sulla concentrazione delle reti televisive). Nel 2005, dopo la scadenza del mandato, fu nominato dal compianto Presidente Ciampi giudice costituzionale. Una lunga e proficua esperienza durante la quale fu relatore di importanti sentenze come quella sulla legge elettorale emblematicamente definita Porcellum. Della Corte divenne poi anche Presidente, seppure per un breve periodo. Con l’ironia che lo distingueva affermò “un presidente a lungo termine può spaventare. A breve, anche se potente, diventa innocuo”. Ma la circostanza che lo rende più vicino a noi è stata la lunga frequentazione del nostro Comune. Fin da giovane presente ogni estate Scario, si sentiva “una persona del posto”. Al mare di Scario e alle sue bellezze era legatissimo, anche se ricordava con nostalgia il tempo in cui l’ambiente cilentano era più “a misura d’uomo”. Amico sincero di tante persone di popolo, che oggi più di altri con dolore lo ricordano, negli ultimi anni, anche durante la stagione invernale, passava lunghi periodi tra noi. Come dimenticare il suo incedere lento sul lungomare, spesso accompagnato da pescatori e umili artigiani con i quali si intratteneva con grande amabilità e profondo rispetto. Come non ricordare le bellissime serate conviviali a cui non si sottraeva mai. Come non conservare le sue acute e amareggiate osservazioni sul degrado della vita politica e istituzionale. Ci resterà un vuoto importante ancora più sentito in un mondo che ha perso il senso dell’educazione e del rispetto per il prossimo che tanto invece lo caratterizzava.

Nicola D’Angelo

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