La rivolta di Sapri: Seminario di studio e formazione per studenti e docenti
— 26/01/2017
Sabato 28 gennaio l'Auditorium G. Cesarino di Sapri ospita, dalle ore 14 e 30 alle ore 18 e 30, il Seminario di studio e formazione per studenti e docenti "La rivolta di Sapri", organizzato dal Dipartimento Studi Umanistici dell'I.I.S. Pisacane in collaborazione con l'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli e con la casa editrice Licosia.
Introduce e coordina Franca Principe, Dirigente Scolastico dell'I.I.S. Pisacane di Sapri.
Intervengono:
- prof. Fabrizio Sirignano, Ordinario di Pedagogia Generale dell'Università Suor Orsola Benincasa, sul tema "Sapri 1979: una pagina pedagogica del Meridione";
- prof. Nunziante Mastrolia, Docente di Sociologia politica dell'Università LUISS Guido Carli, sul tema "Diritto alla salute, cittadinanza attiva e la Costituzione repubblicana";
- avv. Franco Maldonato, condirettore Collana "Memorie del Mediterraneo" e autore dell'opera "La rivolta di Sapri", sul tema "Da Avola a Sapri: l'insorgenza meridionale nel decennio 1968 - 1979".
La rivolta di Sapri (Licosia Edizioni)
Nel 1979, alla fine di luglio, Sapri, è in rivolta.
«Bloccata la ferrovia al Sud, l’Italia si ferma a Sapri»: con questo titolo a tutta pagina, il ventinove luglio, Eugenio SCALFARI apre la prima di “Repubblica”.
Mille persone si sono assiepate sui binari e in trecento distesi sul selciato della Tirrenica Inferiore. L’Italia è spezzata in due!
Il Mezzogiorno, a quel tempo, è ancora percorso da fremiti rivoltosi, con la polizia che spara, morti e feriti sulle barricate, uccisioni di cittadini che avevano avuto il solo torto di affacciarsi alla finestra, municipi messi a ferro e fuoco, interruzioni di pubblici servizi e delle grandi vie di comunicazione: Avola, Battipaglia, Reggio Calabria, L’Aquila e Eboli sono il teatro di questi avvenimenti, tipici di altre stagioni della vita nazionale. E infine Sapri, dove l’ospedale dopo trent’anni non è finito. E si muore perché non c’è nemmeno un’autoambulanza o non ha benzina o non c’è l’autista.
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