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Il potere della speranza



Riceviamo e pubblichiamo con piacere un contributo ricco di riflessione e di speranza da parte di una nostra compaesana che presta servizio presso l'Aeronautica militare di Orte, Isabella Natale.

Il potere della speranza

Cresciuti con le storie dei nostri nonni sulle guerre, sulla fame, con racconti che abbiamo ritrovato sui libri di storia, non riuscivamo a comprendere cosa significasse davvero quello che loro hanno vissuto ma il fatto che hanno potuto raccontarlo è il segno che non tutti perdono.

Anche le guerre convenzionali si sono quasi del tutto fermate perché c’è una nuova guerra in atto con un nemico comune, silenzioso, che fa ugualmente molte vittime e che, in talune parti del nostro paese, ha già cancellato una generazione di anziani che non potranno più raccontare le loro storie ai loro nipoti. Una pandemia di un nuovo coronavirus di cui, compiuto il salto di specie animale-uomo, non si è intuita subito la scintilla del suo contagio, non permette di trovare facilmente un farmaco efficace ed è troppo presto per avere un vaccino; intanto il mostro corre, invisibile. Gli ospedali sono diventati dei formicai brulicanti di malati bisognosi di assistenza e ossigeno, i medici e gli infermieri sono balzati agli onori della cronaca come eroi.

Il mondo intero, miliardi di persone di ogni etnia e nazionalità, si è dovuto fermare per mettere in atto l’unica arma di difesa ora possibile: il “distanziamento sociale”. Le code ai supermercati o presso le farmacie sono la cartina al tornasole di come in questa società moderna, dove l’invincibile essere umano piega la natura al suo volere, in brevissimo tempo è stato sbalzato dal suo effimero posto di comando e retrocesso, relegato a diventare un minuto granello di sabbia esposto al vento. Ne ha giovato la natura che ha iniziato a respirare, riprendendosi i suoi spazi e regalandoci scenari unici come i fondali marini di cui avevamo dimenticato il vero colore.

Le immagini che si vedono non sono lo specchio di ciò che vorremmo, le città sono vuote, ogni luogo d’interesse, d’incontro o di ristoro, è stato chiuso e il distanziamento sociale allontana le persone dai propri affetti.

Nell’anno 2020, dove si può accendere la luce dentro casa o far partire la musica con il semplice comando della voce, dove le automobili riportano in carreggiata se ci si addormenta o frenano da sole se ci si distrae, ci siamo ritrovati con le economie al tappeto e prigionieri nelle nostre dimore, soli con noi stessi. Un abbraccio, prima sottovalutato, si è trasformato, in qualcosa di così prezioso. Il piacere di trascorrere una serata, una festa come la Pasqua o un compleanno con amici e parenti è diventato un miraggio. I Governatori delle Regioni e i Sindaci dei tantissimi paesi italiani si sono trasformati in sceriffi, disperati e impegnati nel proteggere il bene dei cittadini che non  hanno compreso immediatamente quanto stava succedendo.

Fino a pochi mesi fa si disquisiva di come gli attuali telefoni cellulari non favorissero l’aggregazione sociale, ora invece dobbiamo ringraziare questi cellulari e la tecnologia in generale, perché grazie a una videochiamata abbiamo la possibilità di sentire e vedere chi è lontano. Ci possiamo permettere di sentirci ugualmente vicini, seppur virtualmente, strappando un sorriso.

Abbiamo dovuto modificare il modo di porci e di vivere ma un sentimento ci accomuna: LA SPERANZA che tutto questo, prima o poi, avrà una fine. E quando tutto finirà, non dovremo dimenticare.

Il nuovo coronavirus ci divide, utilizza la leva della paura, del terrore, a volte fa emergere il lato negativo di noi che ignoravamo e neanche conoscevamo ma l’amore verso il prossimo, alimentato dalla speranza, grazie a persone come Papa Francesco, da solo in una piazza San Pietro deserta, sotto la pioggia, che ci ha invitato a non avere paura, è la risposta...che si sia credenti o laici.

Perderemo tante battaglie, affronteremo anche i fantasmi nascosti dentro di noi ma involontariamente il nuovo coronavirus unisce i popoli, ci rende più forti e ci permetterà di sconfiggerlo vincendo la guerra. Stiamo riscoprendo quanto sono importanti i rapporti umani, quanto un gesto che prima appariva insignificante ora ci appare colmo d’amore. Anche una discussione ora si affronta diversamente, prima si tendeva a ingigantirla e ad allontanarsi, ora invece, si predilige riflettere di più e soprassedere, nell’impegno reciproco di risolvere i dissidi nell’immediato.

Ricordiamoci di non aver paura delle tante difficoltà, perché l’aquilone si alza con il vento contrario e "l'inverno si trasforma sempre in primavera".

#iorestoincaserma

Isabella Natale

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