Il cordoglio e il ricordo di San Giovanni a Piro per Franco di Cuzzo
— 27/04/2020
Giuseppe Di Cuzzo prese servizio a San Giovanni a Piro prima della seconda guerra mondiale. Era un carabiniere siciliano che si innamorò di Stella Gagliardo, una dei quindici figli di Antonio u Cirritaru. Si sposarono e dalla loro unione nacquero Anna detta Pina, Domenica, Franco e Rita. Lo studio e la cultura erano capisaldi della loro famiglia, infatti le donne intrapresero la carriera scolastica come insegnanti. Franco, dopo le elementari a San Giovanni a Piro, continuò gli studi presso il seminario di Policastro e il liceo classico a Sapri. Talento purissimo per gli studi classici, amava scrivere e leggere in egual misura, infatti nel 2005 pubblicò un libro improntato sulla figura del Canonico De Luca, dal titolo il Ribelle di Dio.
Franco si trasferì a Bergamo per lavoro, ma tornava sempre nel suo paese di origine, a San Giovanni a Piro, a cui è rimasto sempre molto legato, provava “un amore carnale per i luoghi più belli della sangiovannesità, reso ancora più intrigante dalla lontananza fisica”. Uomo affabile, di grande cultura, dallo spirito simpatico e attento, curioso.
Pyros si unisce al cordoglio della famiglia e vuole ricordarlo attraverso alcune evocazioni dei suoi amici, riproponendo un’intervista che il giornale ebbe il piacere di fargli in occasione dell’uscita del suo libro e alcune sue poesie inedite. Con piacere pubblichiamo anche una poesia scritta da Anna Di Cuzzo e dedicata all'amato fratello.
Facebook mi ha regalato l’amicizia con Franco U Caramiello. Mia madre mi aveva sempre parlato di lui perché da bambina aveva vissuto con la sua famiglia. Il padre gli ultimi anni della sua vita diventò cieco e gestì il telefono pubblico, sito in Vico Cabina. Mia madre, Chilluccedda come amava chiamarla, faceva da spola nelle case per avvisare della chiamata di un parente lontano o di autorità. Appena scrissi a Franco che ero il figlio della sua “ sorellina”, mi accolse tra le sue amicizie. Amante puro del Nostro paese, mi chiedeva foto e suoni dei suoi vicoli e di accompagnarlo in passeggiate virtuali tra la Storia del suo Borgo. Teodoro Gaza era il suo indiscusso faro per aver reso lustro al Cenobio e a San Giovanni a Piro, ma la commozione era profonda quando udiva il suono delle campane del Santuario. Ascoltare Franco era un viaggio continuo tra Storia, Politica, Sport, Cultura e Socialità di una San Giovanni a Piro ancorata a vecchie tradizioni ma con una prospettiva di Futuro Roseo. Il suo carattere ribelle e poco incline al servilismo lo catapultò a Bergamo, città che ha rispettato sempre per avergli dato lavoro e sicurezza. Spesso con il suo amico e nostro conterraneo Delfino Magliano, si incamminavano in lunghe passeggiate presso il Serpentone, zona adibita al passeggio a Bergamo, per simulare un itinerario Sangiovannese tra Mpieri a Terra e Piazza Aquila. Sandro Paladino
È arrivata sul tardi di domenica 26 aprile 2020 la triste notizia della morte di Franco Di Cuzzo, avvenuta a Bergamo dove risiedeva da anni. Lo vogliamo ricordare per il suo grande attaccamento al paese natio, infatti ogni volta che lo sentivamo telefonicamente, negli ultimi tempi, era solito fare tre raccomandazioni importanti: un saluto al santuario di Pietrasanta, al maestoso Monte Bulgheria e a tutti gli amici ‘nnanz ‘e taverne. Questi tre luoghi racchiudevano i ricordi essenziali della sua infanzia e dell’adolescenza. Uomo di cultura classica e profondo conoscitore di storia, meritoria è la sua opera del 2005 “Il ribelle di Dio” imperniata sui moti rivoluzionari del 1828. Alla moglie Nicoletta, ai figli Giuseppe ed Andrea un abbraccio fortissimo ed il ricordo meraviglioso di quelle estati indimenticabili trascorse sulle splendide spiagge del nostro Golfo.
Il mio ricordo di Franco è legato alla nostra comune esperienza nel centro studi "Teodoro Gaza", già questo nome ci fa capire di chi stiamo parlando. Un’esperienza che a metà degli anni settanta coinvolse diversi giovani dell'epoca e a mia memoria quella che ha pubblicato il primo "giornale" a San Giovanni a Piro (nelle immagini in basso uno dei numeri, con un pezzo di Franco). Potete immaginare che una delle "penne" più importanti era sicuramente Franco. I suoi articoli passavano dalla poesia allo sport, proprio su quest'ultimo argomento ricordo un articolo dal titolo "Bernardini Bearzot, una B.B. senza fascino" dove per B.B. si intendeva Brigitte Bardot. L'ultimo (purtroppo) incontro non poteva che essere 'nnanz e ttavern" a luglio del 2016 quando mi ha regalato una copia con dedica del suo libro sul Canonico De Luca.
Questa mattina aprendo la pagina facebook e scorrendo le ultime notizie del Social, mi ha colpito profondamente il messaggio con il quale Pina Di Cuzzo comunicava la morte del caro fratello Franco.
Qualche parola, qualche ricordo per far memoria di un grande amico.
Ma tanti sono i momenti vissuti con i vari amici: Ambrogio, Franco, Paolo ed altri nei bar, nella lavanderia di “Franco ù Camaci”, in piazza a giocare o trascorrere delle serate in allegria con le tante persone simpatiche del paese che si canzonavano o lo sfottorio con l’attribuzione di nomignoli ad ognuno.
Era una fresca mattina di primavera del 2018 e come ogni volta in cui avevo udienza al Tribunale di Bergamo, mi sono fermato a fare colazione alla pasticceria Balzer, di fronte il teatro Donizetti e a poche centinaia di metri dal Tribunale.
Quella mattina vedo tra i clienti vicini al banco un disinvolto signore dai capelli bianchi e con gli occhiali da sole che, mentre ordinava un caffè, parlava con la cassiera. Avevo la chiara sensazione di averlo già visto. In una frazione di secondo, come un fulmine mi attraversa la mente e rivedo una scena accaduta a metà anni novanta davanti al bar di Pappacena…Ormai ricordo nitidamente, quello stesso signore (con venticinque anni in meno ma comunque perfettamente riconoscibile) stava intrattenendo me e altri 5-6 ragazzi raccontando momenti legati alla semifinale di Messico 70 Italia-Germania. Ci raccontava, con innegabile trasporto, che con altri ragazzi dell’epoca aveva visto quella mitica partita a casa di Felicetto Palazzo. Ancora oggi non riesco a trattenere il sorriso ad immaginare la scena di Gerardino Pappacena che al 4-3 di Rivera “ballava ‘ncoppa ‘a panza ‘i ron Nicola Trotta” che dall’eccitazione non sentiva niente e urlava di gioia. Credetemi, l’enfasi di quel racconto mi aveva colpito al punto tale da non averlo mai dimenticato. E forse è per questo che quel ricordo è riaffiorato nella mia mente quella mattina di primavera di qualche anno fa. E con esso, il suo istrionico cantore.
Tempo 5 secondi e mi avvicino chiedendogli senza mezzi termini se fosse di San Giovanni a Piro. Lui si toglie gli occhiali scuri e mi guarda con un’intensità e una lietezza che mi lascia sconcertato. A volte si dice che a una persona gli si illuminano gli occhi a sentir parlare di un figlio, di un nipote…ma in quel caso a quell’uomo gli occhi gli si erano illuminati di una gioia non facilmente descrivibile solo sentendo nominare San Giovanni. Mi risponde di sì e mi chiede a chi sono figlio. Glielo dico e lui a quel punto, lì davanti a tutti (e con mio non poco imbarazzo) mi abbraccia con affetto! Le persone presenti ci guardavano come fossimo degli extraterrestri e, forse, in mezzo a quei bergamaschi impettiti lo eravamo davvero. Beviamo un caffè insieme e mi accompagna verso il Tribunale, in quelle poche centinaia di metri mi racconta con la velocità di un kalashnikov del periodo in seminario insieme a mio padre e dei loro giochi davanti la Chiesa di San Gaetano, delle partite al pianoro di Ciolandrea con Angelico e Ambrogio e della immensa nostalgia che provava per San Giovanni. Devo salutarlo perché mancano ormai pochi minuti all’inizio del mio processo e lo lascio all’ingresso del Tribunale. Passo i controlli e dalla porta a vetri mi giro e lo vedo ancora lì, sui gradini che mi guarda mentre entro e mi saluta con la mano. Una scena quasi surreale perché eravamo di fatto sconosciuti fino a 10 minuti prima.
Credo, senza dubbio, di non aver mai sentito nessuno parlare con tanto autentico trasporto del proprio paese. Dopo quel giorno non l’ho più incontrato anche se ci siamo sentiti altre volte telefonicamente e l’argomento, oltre ai figli e al suo cane cui era affezionatissimo, si può immaginare perfettamente. E quando ne parlavamo mi sentivo anch’io nel bel mezzo di una partita a Ciolandrea dove facevo il portiere a guardia di una porta che aveva due “pisconi” per pali e il cielo per traversa.
Come avrete capito già dall’inizio, era Franco ‘U Caramiellu di cui – leggendo Pyros - ho appreso della scomparsa. Quando ho saputo della notizia volevo condividere il mio ricordo per una bellissima persona che, purtroppo, è un altro pezzo della mia San Giovanni che, sfidando ogni forza gravitazionale, si è alzato oltre la traversa di quella porta immaginaria, verso il cielo azzurro di Ciolandrea. Un amico anonimo
Dedicata a mio fratello Franco, che questa sera si è incamminato lungo i sentieri dell'eternità...L'ho scritta per lui che amava appassionatamente San Giovanni a Piro, il paese della sua infanzia. Anna Di Cuzzo
Paese avito
Quando il sole cala all'orizzonte, e il Bulgheria scurisce all'imbrunire..,
mille puntini s'accendono nel Golfo e fanno a gara con le stelle in cielo...
Ed al mattino, dall'alto del Pianoro di Ciolandrea
lo sguardo spazia sull'incanto puro,
e ti par di toccare il mare con un dito,
e le scogliere ardite si tuffano a baciarlo con merletti di schiuma.
Vigila dall'alto il Santuario di Pietrasanta
incastonato sulla rupe antica
da cui sgorga un'acqua che ristora.
E giù, più a valle, l'Abbazia, di storia ricca e di cultura,
testimonia un passato che non muore.
E le stradine e i vicoli e le case e le piazzette e gli archi,
e tanto ancora di bellezza intatta............
Paese avito, paese mio, paese bello, paese unico per chi ti ama!
0 Commenti
Per scrivere e visualizzare i commenti occorre la registrazione ! RegistratiSe sei già registrato effettua il login