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Trebbo poetico a Recanati dedicato a Leopardi. Alessandro Sorrentino dara' voce alle liriche dell'Artista



Sabato 22 ottobre 2016 alle ore 21 presso l’Auditorium del Centro Mondiale della Poesia e della Cultura “Giacomo Leopardi” - colle dell’Infinito a Recanati si terrà il Trebbo poetico.

Tali manifestazioni furono ideate e organizzate da Walter Della Monica e Toni Comello alla fine degli anni Cinquanta e in breve tempo si diffusero in tutta Italia spingendosi anche in alcuni Paesi d’Europa. A distanza di molti anni il Trebbo ritorna a Recanati con il suo indiscusso protagonista: Giacomo Leopardi. In effetti di ritorno si può parlare in quanto nel 1959 la cittadina marchigiana fu protagonista di uno storico Trebbo alla presenza dei suoi due ideatori e di un nutrito pubblico che partecipò con vivo interesse all’iniziativa. Oggi, in occasione del sessantesimo anniversario del Trebbo e grazie all’interessamento di Simona Poggi, che a quelle vicende cultuali ha dedicato parte dei suoi studi e un capitolo della tesi di laurea, la manifestazione rinasce seguendone la forma originaria. 

L’evento, patrocinato dal Comune di Recanati, è organizzato dal Centro Nazionale Studi Leopardiani con la fattiva collaborazione dell’Associazione Culturale Arte DOC. Alla serata parteciperanno il Presidente del CNSL Fabio Corvatta, che tanto si è prodigato affinché l’evento si potesse riportare nella cittadina, il professore Alberto Folin, noto saggista e studioso di Leopardi, al quale sarà affidato il compito di illustrare alcune liriche tratte dai Canti, interpretate dalla profonda e inconfondibile voce di Alessandro Sorrentino. 

Durante la serata verranno lette alcune delle più conosciute poesie di Leopardi tra le quali l’Infinito, riguardo alla quale Alberto Folin ha detto: “L’Infinito scritto nel 1819 (forse nell’autunno) è certo fra i testi poetici più commentati della letteratura italiana. Questa intensità di interventi non è dovuta (solo) a ragioni di proposte interpretative divergenti, o a zone stilistiche ancora non còlte nella loro giusta misura. Se, nel giro di due secoli, si sente ancora il bisogno di commentare quando ci si pone in ascolto di questi versi, ciò significa che essi esprimono una necessità di dire che mette il lettore nella condizione di chi è interrogato. L’infinito è un testo sublime (nel senso preciso dell’Ypsos longiniano) perché ci interroga. Continua a interrogarci: ci chiede una risposta alla quale noi lettori cerchiamo di dare una forma, senza però mai giungere a quella definitiva”.

Comunicato stampa

locandina[1]

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