Perche' la data della Pasqua non e' fissa?
— 11/04/2020
Il professore Aniello Fariello ci regala ancora alcune sue ricerche storiche...questa volta sul tema e sull’origine della festa di Pasqua.
Gli ebrei ancora oggi utilizzano un calendario i cui mesi durano quanto un ciclo lunare (29 o 30 giorni).
Attualmente, quindi,
Inoltre per una regola del calendario ebraico l’anno può cominciare solo di lunedì, martedì, giovedì o sabato (se la luna cade in uno dei giorni vietati il capodanno si sposta al giorno successivo), e poiché
Il calcolo della data della Pasqua cristiana segue approssimativamente quello della Pasqua ebraica, ma se ne discosta per due motivi: il primo è che essa si festeggi sempre di domenica, giorno della resurrezione di Gesù, ma giorno proibito per
Il principio-regola che fissa la data della Pasqua cristiana fu stabilito a seguito del Concilio di Nicea (325), interpretando un passo di S. Paolo, cioè
NOTA: ho osservato il calendario lunare di quest’anno 2020; il 9 marzo vi è stato il plenilunio; dopo 29 giorni vi è stato il successivo cioè il giorno 8 aprile di mercoledì, ma siccome
La data è calcolata utilizzando il calendario giuliano dagli ortodossi, quello gregoriano da protestanti e cattolici. Si noti che utilizzando il calendario giuliano, l’intervallo di date corrispondente nel calendario gregoriano va (nel XX e XXI secolo) dal 4 aprile all’8 maggio.
Poiché l’osservazione diretta della luna piena poteva dar luogo a errori (specie in caso di maltempo) e non si poteva prevedere in anticipo, si decise di fissare
Etimologicamente “epatta” è il numero dei giorni, che bisogna aggiungere all’anno lunare per avere l’anno solare. L’anno lunare essendo di 354 giorni, l’anno comune solare di 365, la differenza 11 è l’età della Luna media al principio del secondo anno, se la luna nuova è caduta al principio del primo anno. In questo caso ci sarà l’epatta del secondo anno. L’epatta del terzo è 11 + 11… cioè 22; quella del quarto sarebbe 33.
La regola valida per il calendario giuliano fu elaborata dal monaco Dionigi il Piccolo intorno al
Cari lettori, mi auguro che ci abbiate capito qualcosa!
Ancora oggi la cena pasquale ebraica “rivive” l’evento. Si mangia secondo la tradizione l’agnello (che ricorda il sacrificio) con erbe amare (che rammentano l’amarezza della schiavitù) e “pane azzimo” o non lievitato a significare la fretta con cui dovevano uscire dall’ Egitto, fretta evidente anche nel modo in cui si dovevano consumare quella cena: con i calzari ai piedi e con il bastone in mano, e mangiando di corsa.
Altri tempi! Noi ci faremmo un bel “PASQUONE” a “CIOLANDREA” e tutto quanto detto sopra troverebbe il tempo che vuole… Ma il VIRUS, invidioso, aspetta a infettarci…allora Dio per tutti e ciascun per sé.
Aniello Fariello
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